INTERVENTO DI CARMELO ROLLO

PRESIDENTE CRU UNIPOL – PUGLIA

Non so voi…sarà l’età, sarà che  un po’ ne ho viste in questi anni (e non sempre di cose belle), sarà che il momento storico che viviamo è quantomai particolare, sarà che le nuove generazioni di oggi hanno davvero qualcosa in più rispetto al passato…ma io sento una enorme responsabilità. Non so se la avvertite anche voi e se non la avvertite un po’ mi preoccupa come cosa.
Vedete…l’anno scorso mi sono battuto per attivare nella mia regione un percorso di promozione di nuova cooperazione (le cosiddette startup che ormai conoscete tutti). E’ stata un’esperienza fantastica. Siamo stati letteralmente investiti da un’ondata di idee, progetti, di ambizioni, sogni, di quei sogni che solo a vent’anni si possono fare. Ho potuto toccare con mano l’altissimo livello di preparazione che hanno i nostri giovani, la formidabile determinazione che anima il loro agire quotidiano.
Noi non abbiamo fatto altro che dire: ragazzi se avete un’idea non tenetevela per voi ma condividetela, mettetela in comune prima con i vostri amici, soci, compagni di viaggio e poi fatecela conoscere, raccontatecela, perché forse è un’idea di impresa che a noi potrebbe interessare e sulla quale ci piacerebbe puntare.
Gli abbiamo detto che la cooperazione è un movimento (UN ECOSISTEMA come si dice oggi), un COMUNITA’ come piace dire a me. E siamo anche un’opportunità, perché se è vero che oggi c’è chi sostiene che la SHARING ECONOMY apra scenari inimmaginabili, è vero anche che i valori e i modelli della sharing economy, quella che ha a che fare con il “mettere in comune”, con la condivisione, con l’innovazione sociale, con la creazione di valore  e non con l’estrazione e lo sfruttamento di valori oltreché di valore, questa sharing economy, quella buona, è nel DNA della cooperazione italiana da sempre.
Abbiamo detto ai giovani di crederci, di mettersi in gioco, di fare impresa, di credere nel lavoro e nella possibilità di crearselo ma anche nell’impatto che ciò che vogliono fare può e deve avere nella società.
Bhè, Signori, questa è la responsabilità di cui vi parlavo e che sento. Perché ci hanno creduto, si sono messi in gioco, hanno presentato decine di proposte di impresa e noi li stiamo sostenendo. E quello che abbiamo fatto noi in Puglia lo state facendo, chi più chi meno, anche voi nelle vostre regioni e a livello nazionale attraverso varie formule e sotto vari nomi, le startup, le coopstartup, i culturability e chi più ne ha più ne metta.
Noi abbiamo l’enorme responsabilità di aver chiesto alle nuove generazioni di crederci e di provarci. Ora non possiamo più e solo dire loro che il nostro ruolo è quello di farli partire, offrendo un seppur utile ma simbolico sostegno economico di lancio.
La responsabilità del movimento cooperativo tutto e di chi si fregia del privilegio di esserne il dirigente è quella di sostenere queste imprese nelle diverse fasi che sono successive all’entusiasmo dell’inizio, dello startup. Dobbiamo lavorare per individuare il modo migliore, gli strumenti più efficaci, per far si che questi giovani, queste idee innovative, solidali, cooperative, mutualistiche, in grado di cambiare davvero il volto del nostro paese, possano svilupparsi ma soprattutto CONSOLIDARSI e non essere una breve, simpatica, affascinante “narrazione” ma la vera svolta, il vero contributo che noi possiamo lasciare per il cambiamento e per il bene comune di cui tanto ci riempiamo la bocca nelle nostre splendide riunioni.
Quali sono gli strumenti che stiamo dando loro? Quali sono i metodi che stiamo individuando per fare in modo che dopo avergli detto di credere nella cooperazione come forma di impresa che unisce tradizione e innovazione, poi possano continuare a farlo, possano diventare “grandi”.
Disegnare il futuro non basta più, dobbiamo costruirlo, dobbiamo avvertire la responsabilità di essere quelli a cui è data la possibilità di farlo.
La domanda che ci fanno è di poter competere sul mercato, poter essere davvero impresa e dialogare con chi ha già esperienza, per crescere, e allo stesso tempo mettersi a disposizione. Chiedono di poter lavorare, di poter accedere al credito, di poter investire sulle proprie competenze, ci chiedono di poter incontrare nuovi mercati, di potersi misurare sulla base di idee innovative che hanno bisogno di sostegno a medio-lungo termine. Ci chiedono di poter competere sui mercati internazionali, di potersi misurare rispetto ai valori ma anche rispetto ai fatturati.
Siamo stati noi a chiedere a loro di crederci. Ora sono loro che ci chiedono di fare lo stesso.
Dobbiamo essere grati a questi giovani non solo perché sono il futuro ma perché grazie a loro il nostro ruolo oggi può avere un senso. E’ una responsabilità enorme ma non si può tornare più indietro. Dobbiamo prendercela.