Il 24 gennaio scorso nella sede Unipol di Bologna è stata convocata la Consulta con tutti i Presidenti dei Consigli Regionali Unipol con la presenza di Pierluigi Stefanini Presidente del Gruppo Unipol

Ecco la relazione introduttiva di Aleardo Benuzzi

Quest’anno, dopo la riuscita assemblea nazionale di gennaio 2016, come responsabile dei Consigli Regionali Unipol, d’accordo con la Presidenza, si è ritenuto di convocare la Consulta dei Presidenti.
Per due motivi:
L’assemblea dell’anno scorso che, come ricorderete, si è svolta all’insegna della parola d’ordine “NESSUNO DEVE ESSERE LASCIATO SOLO” ha definito una serie di terreni di lavoro che nel corso dell’anno abbiamo cercato di sviluppare nelle iniziative regionali
Nel 2017 proponiamo di continuare l’impegno lungo quel solco, focalizzandolo meglio attorno ad alcune grandi questioni di carattere nazionale, che, nella loro problematicità, rappresentano temi unificanti a livello nazionale, sui quali vale la pena provare di sviluppare un’iniziativa di carattere almeno sovraregionale.
Per questo, per dare continuità a quella elaborazione, che, sottolineo, è entrata anche nel piano triennale 2016-2018 di Unipol, si tratta adesso, con i Presidenti, di approfondirla, svilupparla in progettualità concreta, avviare sperimentazioni sul territorio, anche allo scopo di raccordare meglio l’attività dei CRU alle iniziative istituzionali che il gruppo sta portando avanti, in particolare attraverso l’Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile.
Infatti, è proprio il punto di vista della sostenibilità, intesa in senso multidimensionale, cioè sostenibilità economica, sociale, ambientale, che vorremmo mettere alla base dei temi che tratteremo nel corso del 2017, come cercherò di argomentare fra poco.
Prima, però, di entrare nel merito delle nostre attività di carattere nazionale da sviluppare nel corso dell’anno riassumo per punti il lavoro fatto nel 2016.
Nella carpetta che abbiamo preparato troverete un sintetico resoconto delle attività di carattere economico-sociale svolte nei territori.
A voce riporto un breve cenno su quelle che potremmo definire le attività di servizio verso gli iscritti alle vostre organizzazioni:
abbiamo organizzato e realizzato una attività di diffusione delle nuove convenzioni nazionali, in particolare attraverso una lavoro congiunto con i CAF delle organizzazioni che hanno aderito alla nostra proposta in tal senso;
verso la fine dell’anno, in occasione dell’uscita del nostro nuovo prodotto rivolto alle imprese commerciali, artigiane e agricole abbiamo avviato un’attività di contatto e di proposta con CNA, Confesercenti e CIA di alcuni territori. Questo sarà un tema centrale nel 2017;
con la CIA della Toscana abbiamo definito un accordo che prevede una operatività comune sulle imprese agricole, partendo dalle fidejussioni per i FSR.

Nel 2017 vorremmo replicare su scala più vasta queste attività, nella convinzione che il tema di coperture assicurative adeguate, fornite attraverso le organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori dipendenti, delle PMI e delle cooperative possa rappresentare un terreno concreto sul quale rafforzare, oltre che un’attività di supporto e di protezione sociale, anche la comune appartenenza al campo dei valori sottintesi allo slogan “NESSUNIO DEVE ESSERE LASCIATO SOLO”.

Venendo al merito dei temi della riunione di oggi vorrei partire dalla considerazione che la questione della sostenibilità è, ormai, divenuto il paradigma fondamentale di ogni ipotesi di sviluppo.
Unipol e le Organizzazioni Nazionali dei CRU partecipano al principale network italiano sulla sostenibilità, l’Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile.
Sentiremo fra poco dal suo Portavoce, gli obiettivi dell’Alleanza e il programma di attività della stessa nel 2017.
Sulla base di questo programma discuteremo di quale contributo possono dare I Consigli Regionali Unipol, in particolare proprio a partire da ciò di cui sono espressione, i territori, e tutta la complessità e la ricchezza che i territori esprimono.
Lo sviluppo dei territori in chiave multidimensionale (delle città come dei sistemi produttivi, dei sistemi di protezione sociale come dei trasporti), alla luce dei criteri di sostenibilità può rappresentare un criterio importante per provare ad immaginare un’alternativa alla globalizzazione deregolata che fa dei territori uno strumento di dumping sociale ed economico.
In questo senso un piccolo contributo, come CRU, possiamo sicuramente darlo, nel provare ad immaginare iniziative, momenti di sensibilizzazione, piattaforme di sviluppo.
Del resto il tema della valorizzazione territorio è proprio il tratto più unificante fra i tre filoni di lavoro che abbiamo individuato: il Meridione è, per definizione un tema di sviluppo di un grande territorio; i giovani sono i principali protagonisti dello sviluppo di un territorio e il Made in Italy, come vedremo, ha nel ruolo dei territori, in termini di competenze, saperi, tradizioni di saper fare, il riferimento per eccellenza.
Non possiamo pensare tutto questo, quindi, se non alla luce della sostenibilità economica, ambientale, sociale.
Il tratto di novità delle proposte di attività dei CRU per quest’anno è rappresentato dalla scelta di individuare alcuni filoni unificanti a livello nazionale che rappresentino il tratto della qualità dell’impegno CRU e abbiamo individuato:
Il Meridione;
i Millenials;
il Made in Italy.
Il ragionamento che sottende a queste scelte è la connessione fra questi ambiti di problematiche e il concetto di “NESSUNO DEVE ESSERE LASCIATO SOLO”, che abbiamo lanciato lo scorso anno:
Come gruppo non possiamo e non vogliamo “LASCIARE SOLI” la metà del territorio italiano e generazioni intere di ragazze e di ragazzi.
Naturalmente, è del tutto evidente, noi non siamo un partito, non siamo un’Istituzione che ha responsabilità politiche generali: vogliamo essere un’azienda responsabile che nello svolgere la propria attività di impresa vuole fornire un piccolo contributo ad affrontare importanti problematiche territoriali e sociali.
Il valore aggiunto che possiamo fornire nel fare questo è di due tipi:
con i CRU possiamo mettere a disposizione di diversi attori (la politica, le Istituzioni, Le Organizzazioni sociali, il mondo della cultura, una sede di elaborazione e di confronto che mette attorno ad un tavolo punti di vista diversi;
attraverso le competenze che esprimiamo nel Gruppo, come vedremo, possiamo fornire uno strumento, seppure limitato e parziale, per provare a fare qualcosa di concreto.
Per questo riteniamo che una iniziativa sul Meridione possa rappresentare per i CRU un’opportunità per la definizione non solo di progetti, ma anche di un piano di azione condiviso per utilizzare al meglio le poche risorse disponibili, in particolare i fondi strutturali europei.
Si tratta di un contributo che, come dice il titolo, vuole fare leva sul mondo del lavoro e dell’impresa.

Sui cosiddetti Millenials il ragionamento è sostanzialmente analogo.
Il momento della creazione di reciproco valore sta nel fatto che per le Organizzazioni si tratta di individuare possibili modalità di relazione e di rapporto con soggetti sociali oggi frammentati, lontani e, spesso, esclusi dai luoghi della rappresentanza e della individuazione di soluzioni collettive ai problemi connessi alla loro collocazione lavorativa e sociale; per Unipol si tratta di provare ad immaginare e poi realizzare proposte e soluzioni di carattere collettivo e non meramente privatistico per coloro che rappresentano gli assicurati di domani.
Gli interlocutori che abbiamo coinvolto ci forniranno una proposta di lavoro che sottoponiamo alla discussione odierna.

Per quanto riguarda il terzo ambito di attività, il Made in Italy, le questioni risultano più complesse: il Made in Italy non è solo un marchio distintivo, è un insieme di settori economici, di prodotti e modelli produttivi, di concetti e modi di essere. Questa sfera di attività riguarda – e tiene uniti – il mondo delle imprese e il mondo del lavoro; dunque per tali ragioni riguarda un grande Gruppo come il nostro.
Nell’accezione che come Gruppo ci sentiamo di dare a questo concetto – per il quale si moltiplicano le definizioni – lo consideriamo sinonimo di qualità del prodotto e dei rapporti di produzione, di competenza, sostenibilità e legalità.
Il Made in Italy insomma, è qualcosa più complesso della “tutela dell’italianità” che occupa segmenti giornalistici quando una impresa nazionale si trova esposta alle contingenze della globalizzazione – siano esse incarnate dal caso Mediaset-Vivendi, dal caso Luxottica, dalla storia dei tanti marchi italiani acquisiti da gruppi mondiali.
Per ciò che ci riguarda, la questione centrale del Made in Italy è come fare sistema a partire dalle specificità delle organizzazioni e dei territori.
L’iniziativa di ricerca effettuata in Piemonte due anni fa su questi temi e la sua replica settoriale (nel campo del food) realizzata in Calabria nell’anno appena concluso, hanno messo in evidenza alcuni dati ricorrenti:
La centralità dell’imprenditore e del suo progetto di vita, stabile pur nell’avvicendarsi delle generazioni (le nuove sono più istruite, più preparare alle sfide del contemporaneo). In un mondo nel quale sfera personale e sfera professionale di saldano, dove contano le radici, il lavoro come passione e l’impresa come progetto di vita.
Il ruolo del territorio, letteralmente “messo al lavoro” da imprese che presidiano la filiera, assorbendo competenze dal sistema locale per restituire opportunità di sviluppo.
La dimensione internazionale, scelta sempre meno dipendente dalla taglia dell’impresa, che sconta molteplici problemi non affrontati da politiche mirate. Internazionalizzazione significa non solo vendita del prodotto “fuori”, ma vendita del territorio, con la sua cultura, i sui sapori, il suo paesaggio.
La qualità peculiare dell’innovazione, che in queste imprese significa ristrutturare la formula imprenditoriale, innovare il processo, guardare alla tecnologia per realizzare prodotti tradizionali con strumenti nuovi.
Questi dati possono rappresentare altrettanti filoni per dare continuità al lavoro finora svolto: dobbiamo cioè esplorare attraverso quali modalità e occasioni possiamo continuare a fare emergere, a dare voce e opportunità alle realtà che compongono il variegato mondo del Made in Italy (come abbiamo fatto, appunto, nelle due iniziative che ho citato).

In conclusione sottolineo un ultimo elemento: è evidente che questi ambiti di lavoro non possono essere racchiusi in singole regioni, ma richiedono l’apporto e il contributo di tutti i CRU, a prescindere dalla regione nella quale operano.
Anche questa, a suo modo, è una sfida perché ci chiama ad affrontare questioni nazionali partendo dalla propria specificità.
Naturalmente questa attività non annullerà le iniziative di carattere regionale che vorremo realizzare, ma chiama i CRU a stare dentro a un percorso più ampio e, aggiungerei, più vicino e più coerente all’evoluzione del gruppo.
Un percorso, in ultima istanza, che definirei anche più efficace ed opportuno per continuare a trovare una rispondenza fra l’evoluzione di Unipol e gli interessi delle Organizzazioni del mondo dell’impresa e del lavoro (che è, in definitiva, il vero terreno di reciprocità fra un soggetto economico ed imprenditoriale e i propri stakeholder di riferimento).