L’Italia non è su un sentiero di sviluppo sostenibile e la ripresa economica, da sola, non risolverà i problemi che pongono l’Italia tra i Paesi europei con le peggiori performance economiche, sociali e ambientali. Il nostro Paese è indietro su povertà, disoccupazione, disuguaglianze, degrado ambientale, mentre registra un miglioramento nei campi dell’educazione, della salute e dell’alimentazione, pur restando lontano dagli Obiettivi di sviluppo sostenibile che riguardano questi temi. Sono questi alcuni dei i messaggi contenuti nel Rapporto 2017 dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), la più grande rete di organizzazioni (oltre 170) che si occupano di sostenibilità in Italia, nata all’inizio dell’anno scorso su iniziativa della Fondazione Unipolis e dell’Università di Roma “Tor Vergata”.

Il Rapporto, realizzato grazie al contributo di centinaia di esperti appartenenti alle organizzazioni aderenti all’ASviS, presentato questa mattina alla Camera dei Deputati, offre una lettura completa e originale della situazione dell’Italia rispetto alle diverse dimensioni dello sviluppo sostenibile. Grazie all’utilizzo di indicatori sintetici e modelli analitici innovativi, presentati per la prima volta in questa sede, il Rapporto 2017 fornisce una visione chiara delle tendenze in atto nelle 17 aree degli SDGs e dei possibili scenari futuri in base alle diverse politiche adottate. Ma, soprattutto, il Rapporto contiene proposte concrete e dettagliate rivolte al Governo, alle istituzioni nazionali e territoriali, alle imprese per migliorare il benessere delle persone, ridurre le disuguaglianze e aumentare la qualità dell’ambiente, una sorta di “programma di legislatura” sottoscritto da gran parte della società civile italiana.

L’Italia infatti, è in ritardo nell’adozione di strategie fondamentali per garantire il benessere e un futuro alla generazione presente e a quelle che verranno, come quelle relative all’energia, alla lotta al cambiamento climatico ed economia circolare. Se non si transiterà rapidamente verso un modello di sviluppo sostenibile sul piano economico, sociale e ambientale l’Italia non riuscirà a raggiungere i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs – Sustainable Development Goals nell’acronimo inglese), né quelli che prevedono una scadenza al 2020 né quelli riferiti al 2030, come pure si è impegnata a fare sottoscrivendo l’Agenda 2030 dell’ONU il 25 settembre del 2015.

Eppure si potrebbe fare molto, anche nel breve termine, per cambiare tale situazione. Interventi di natura amministrativa da adottare prima della scadenza dell’attuale legislatura, completare l’iter di approvazione di importanti leggi in discussione in Parlamento, avviare un’ampia opera di educazione e sensibilizzazione verso i giovani, le imprese e le istituzioni pubbliche, inserire gli SDGs nella programmazione dei Ministeri e degli altri enti pubblici. Infine, serve l’impegno dei partiti e dei movimenti politici a fare del prossimo quinquennio la “legislatura per lo sviluppo sostenibile”, così da consentire al Paese di recuperare i ritardi e realizzare i cambiamenti necessari per centrare gli SDGs.

Ecco le parole del portavoce dell’ASviS, Enrico Giovannini: “Urge un profondo cambiamento culturale. Per questo abbiamo creato strumenti innovativi di analisi per valutare la condizione dell’Italia rispetto agli Obiettivi di sviluppo sostenibile e disegnare politiche integrate in grado di avvicinare il Paese a questi ultimi. La complessità e l’urgenza delle azioni necessarie richiede che la Presidenza del Consiglio assuma il coordinamento della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, trasformando il CIPE in ‘Comitato Interministeriale per lo Sviluppo Sostenibile’, e che le forze politiche includano gli SDGs nei propri programmi elettorali

La sintesi del RapportoASviS 2017 (PDF, 3MB)

Il rapporto ASviS 2017 completo (PDF, 4MB)

 

Il video della presentazione